Il consulente visto da un (mio) cliente.

Il consulente di marketing e il cliente

Raramente mi capita di fare delle consulenze spot: svolgo per i miei clienti le mansioni di un responsabile marketing.

Quando si tratta di progetti di ampio respiro, il contributo che un consulente può (e deve) dare è molto articolato.

Non è mia intenzione, in questa sede, raccontare nel dettaglio come si struttura un rapporto di collaborazione di questo tipo, anche perché è una gestione fatta su misura.

Vorrei piuttosto sottolineare un aspetto che non può considerarsi marginale.

Data la mansione di Temporary Marketing Manager capita di interfacciarsi spesso (per non dire sempre) con agenzie che gestiscono la comunicazione del cliente. Per mia esperienza mi sento di dividere queste agenzie in due macro tipologie: le illuminate e le non illuminate.

L’agenzia di comunicazione illuminata

Questa tipologia di agenzia, indipendentemente dalle dimensioni, coglie perfettamente il vantaggio di poter interloquire con una persona competente con una visione strategica dell’azienda che segue.

L’agenzia di comunicazione non illuminata

Queste sono le agenzie wannabe, sono quelle agenzie (e anche qui le dimensioni non contano) che vedono la figura del consulente con sospetto. Quasi fosse un concorrente e non, di fatto, un facilitatore.

Il cliente del consulente illuminato

In questi giorni sto facendo scouting per un mio cliente per individuare l’agenzia di comunicazione che seguirà tutto il processo di rinnovo dell’immagine aziendale. Nel tentare di descrivere il mio ruolo all’agenzia, il cliente ha fatto un ragionamento impeccabile.

Da oggi in poi voi sarete la nostra agenzia di riferimento.

Ci porterete delle proposte, molte mi auguro.

Tutto ciò che noi approveremo impatta sulla nostra strategia.

Dato il nostro background professionale, siamo in grado di valutare le vostre proposte solo basandoci sul gusto estetico, ragionando di pancia. Ma nessuno ci garantisce che i nostri gusti siano corretti e che la nostra pancia pensi bene.

In altre parole: voi ci farete vedere un menù e noi non sappiamo cos’è commestibile. E potremmo capirlo solo dopo averlo assaggiato sperando di non intossicarci, o peggio avvelenarci.

Matteo è ben pasciuto, ciò implica che ha assaggiato molto. Il fatto che sia qui a raccontarcelo implica che sa scegliere cosa mangiare e cosa no.

Fabio, un cliente illuminato